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COD: VRT170.
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Le Difese I.g.t.

€ 25,40 I.V.A. inclusa
Disponibile

Perfetto connubio di due vitigni che si bilanciano in un campione rosso rubino sfumato d'un violaceo profondo.
All'imbeccata olfattiva stupisce il grande charme e la morbidezza che richiamano la coesione di frutti rossi ed erbe aromatiche, unione volta a risaltare la calibrata intensità.
Anche il palato plaude il legame del vitigno francese e con quello toscano, doti che danno origine a una chiara identità territoriale avvolta da un manto rotondo e pieno, sostenuto in freschezza e in dolce tannicità.

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Descrizione prodotto

Prima annata di produzione : 2002

Vitigni : Cabernet Sauvignon, Sangiovese

Denominazione : Toscana I.g.t.

Provenienza : Toscana, Castagneto Carducci

Affinamento : in barriques di rovere francese già usate per Guidalberto e successivo passaggio in inox per conferimento stabilità tartarica.

Gradazione : 13,5% vol.

Temperatura di servizio : 16-18°

Formato : 75cl

Cantina
Nato negli anni Sessanta a Bolgheri, nella Tenuta di San Guido, il Sassicaia è stato il precursore di tanti nobili ettari affermatisi in seguito in tutta la Toscana e fu proprio questo vino che fece conoscere la Tenuta ed il vigneto “Italia” nel mondo.
Al Marchese Incisa della Rocchetta va il merito di aver compreso con molto anticipo il territorio adatto al vigneto. La Tenuta San Guido si estende dal Tirreno fino alle colline dietro Castiglioncello, a 396 metri di altezza; questo fa si che il paesaggio, oltre ad essere estremamente bello, goda anche di un ottimo microclima. Una proprietà di 2500 ettari nel cuore della Maremma, immersa in vasti e fitti boschi di macchia mediterranea, uno straordinario polmone naturale che ossigena e culla la Tenuta.Sulla sinistra è visibile l’obelisco che Giuseppe della Gherardesca eresse nel 1908 per commemorare Giosuè Carducci (morto l’anno prima), davanti al viale dei cipressi che lui aveva reso celebre. Subito a destra vi è l’oratorio di San Guido, costruito da Simone Maria della Gherardesca all’inizio del XVIII secolo, che dà il nome alla tenuta.
La storia della famiglia inizia quando, nella poderosa genealogia Incisa della Rocchetta, emerge la figura di Leopoldo Incisa, che agli albori dell’ottocento si presta alla carriera amministrativa familiare e di sperimentazione. Nel 1845 esce infatti una sua memoria sullo studio della stagione adatta per svinare, nella quale racconta minuziosamente la situazione dei vigneti Rocchetta Tanaro, e nel 1862 pubblica un secondo scritto che attrae l’attenzione di vitivinicoltori che accorrono in gran numero ad ammirare l’oggetto del suo studio, ossia la collezione privata di ben 175 varietà di vitigni – italiani e stranieri – in vaso. Durante gli ultimi anni di vita, Leopoldo Incisa della Rocchetta si fa portare a casa i vasi delle viti per coltivare i suoi studi prediletti e quando nel 1871 muore, le sue memorie rimangono per diventare fonte preziosa di consultazione per il pronipote Mario Incisa della Rocchetta, “creatore” del Sassicaia. Quasi un secolo dopo il pronipote Mario Incisa, giovane studente di agraria, a seguito della frequentazione con il Barone Rothschild e grazie ai saggi ereditati, trae ispirazione per far nascere un vino “bordolese” su un terreno italiano. Nella biografia giovanile di Mario Incisa va menzionato l’incontro con Clarice delle Gherardesca, erede della famiglia patrizia regnante da secoli nella Maremma toscana, che il 18 ottobre 1930 diviene sua moglie. La giovane coppia Incisa si stabilisce all’Olgiata, dove nasce un’azienda agricola modello ed un allevamento (presto celebre) di futuri campioni purosangue. Durante la seconda guerra mondiale la tenuta vive tempi difficili ma in pochi anni Mario è in grado di trasformare questa azienda in una moderna fattoria, diventata anche un’oasi faunistica ed ambientale: il Padule di Bolgheri, la prima oasi italiana riconosciuta internazionalmente e attualmente affiliata al WWF. É qui che, sull’altura di Castiglioncello, si trova il terreno ideale per impiantare il famigerato Cabernet, dal quale discente “il SuperTuscan” che ha scalato rapidamente le graduatorie mondiali di vini di qualità. Non è stata comunque una strada facile, in quanto – a dispetto delle ottime premesse – i primi giudizi su quel vino non furono positivi. Tra il 1948 ed il 1960, il Sassicaia rimane un vino di dominio strettamente privato con consumi quasi esclusivi della Tenuta. Presto però il Marchese Incisa capisce la filosofia di questo vino, che invecchiando con un adeguato lungimirante affinamento, gli permette di non mostrare cedimento ma bensì di migliorarlo notevolmente. Mario Incisa, con il supporto di amici e parenti, continua così a sperimentare e perfezionare il proprio rivoluzionario stile di vinificazione, fino ad ottenere nel 1978 a Londra, dopo una degustazione organizzata dalla rivista “Decanter”, il riconoscimento per uno dei più grandi rossi italiani trionfando su trentaquattro Cabernet selezionati da tutto il mondo. Dalla morte di Mario Incisa nel 1983, la Tenuta è diretta dal figlio Nicolò, che saggiamente ha ampliato i vigneti ed aumentato la produzione, e oggi coadiuvato dalla terza generazione familiare rappresentata da cinque cugini che, guardando al futuro, vogliono rappresentare, preservare, esaltare e accrescere la preziosa storia di valori di questa indissolubile famiglia.

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